Si è concluso venerdì 26 settembre presso il Cremopar in località Bivio Cioffi di Eboli il ciclo di incontri informativi sulla trichinellosi del cinghiale promossi dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale, dall'Università degli Studi Federico II di Napoli, dal Comitato Tecnico Faunistico Venatorio della Provincia di Salerno presieduto dal dott. Gennaro Barra e dall'Asl in collaborazione con gli ATC, con il coordinatore del CAV nonché presidente di Federcaccia Salerno Luigi Spera e con le associazioni venatorie del territorio. All'evento hanno preso parte in rappresentanza dell'università partenopea il preside della Facoltà di Medicina e Veterinaria Luigi Zicarelli e i dottori Vincenzo Veneziano e Benedetto Neola. Una campagna informativa finalizzata a salvaguardare la sicurezza alimentare del consumatore di carne di cinghiale esposto al rischio trichinella che ha visto coinvolti il 22 e il 24 settembre rispettivamente anche i comuni di Ispani nel Cilento e Corbara nei Monti Lattari. Durante i tre appuntamenti sono stati illustrati dai professori del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell'Università Federico II di Napoli i rischi provocati da questo parassita nei cinghiali e le modalità di prelievo di campioni di trichinella su questi selvatici abbattuti. A questo proposito sono stati distribuiti i kit per i prelievi a tutti i cacciatori presenti. L'iniziativa è stata promossa in virtù del fatto che lo scorso anno si sono verificati vari casi di infestazione di trichinellosi nell'uomo in diverse regioni ma soprattutto in Toscana. La Trichinellosi è una malattia parassitaria sostenuta da un verme tondo del genere Trichinella in grado di infestare mammiferi, uccelli e rettili, soprattutto se animali carnivori o onnivori. La trichinella passa dall'animale all'uomo con l'ingestione di carne fresca di alcune specie, in particolare cinghiale, suino, cavallo, e il pericolo di contagio sussiste solo se la carne non è sottoposta a controllo sanitario. L'unico rischio quindi è rappresentato dal consumo di prodotti a base di carne cruda o poco cotta di cinghiale, quali ad esempio gli insaccati freschi e stagionati, che andrebbero consumati solo se provenienti da animali preventivamente controllati. Per scongiurare il rischio di trichinella la carne del cinghiale va cotta ad una temperatura di 70° C per almeno tre minuti mentre nel caso la si voglia congelare la temperatura ideale è di -30°C, pertanto i congelatori ad uso domestico non sono adatti a distruggere tale parassita perché le temperature non superano -18°C e -20°C. La sintomatologia legata alla trichinella non è specifica per cui spesso la diagnosi ritardata delle cause può arrecare notevoli danni nell'organismo umano.